Crisi siriana e affaire Berlusconi: livelli molto diversi, ma stesso canovaccio

SiriaPubblicato su: Formiche.net

Posto che la crisi siriana e l'”affaire Berlusconi” sono i due accadimenti che hanno in contemporanea monopolizzato la scena negli ultimi periodi, appare interessante evidenziare come le due vicende, ovviamente diversissime per natura e gravità, presentino alcune analogie per quanto concerne il comportamento delle parti coinvolte che, a ben vedere, si sono mosse seguendo un medesimo canovaccio.Posto che la crisi siriana e l'”affaire Berlusconi” sono i due accadimenti che hanno in contemporanea monopolizzato la scena negli ultimi periodi, appare interessante evidenziare come le due vicende, ovviamente diversissime per natura e gravità, presentino alcune analogie per quanto concerne il comportamento delle parti coinvolte che, a ben vedere, si sono mosse seguendo un medesimo canovaccio.

La prima analogia riguarda la progressiva radicalizzazione delle posizioni. Più in particolare sia nella crisi siriana, sia nella disputa sulla decadenza di Berlusconi le parti in “posizione attiva”  (Obama da una parte, PDL e Berlusconi dall’altra) hanno puntato con decisione verso l’inasprimento del confronto anche attraverso una progressiva escalation di dichiarazioni, smentite, minacce (intervento armato nel primo caso, crisi di governo nel secondo). In altre parole in tutte e due le vicende le controparti attive hanno deciso di seguire la “politica delle cannoniere” che consiste nel “mostrare i muscoli” all’avversario per intimorirlo al fine di raggiungere l’obiettivo prefissato. Il problema sta nel fatto che la descritta strategia, passo dopo passo, minaccia dopo minaccia, risucchia le parti in una spirale e le porta a superare  “il punto di non ritorno”, ossia il limite oltre il quale le stesse, anche volendo, non possono più tornare indietro senza perdere la faccia di fronte ai propri sostenitori ( caso del PDL)  o agli altri governi (caso USA). A questo punto, ovviamente la deflagrazione diventa inevitabile.

La seconda analogia riguarda l’impossibilità di prevedere in maniera attendibile sia le conseguenze di un attacco USA in Siria, sia le implicazioni di una crisi di governo nel nostro Paese.  Infatti, relativamente all’attacco USA – ora sospeso, ma sempre possibile visto che di solito i Paesi sotto assedio  tendano a nascondere i propri arsenali più che  a distruggerli – sussistono tutta una serie di incognite difficilmente risolvibili ex ante. Infatti, posto che un attacco alle installazioni siriane difficilmente potrebbe essere chirurgico (o comunque verrebbe presentato come indiscriminato dal regime siriano), quale sarebbe il comportamento di Russi ed Iraniani in una regione destabilizzata? Cosa accadrebbe in un ipotetico “dopo Assad” posto che una buona parte delle fazioni ribelli sono molto vicine alla Jihad? Che ripercussioni avrebbe l’attacco sull’attuale crisi con particolare riferimento alla produzione  ed  al costo del petrolio?
Parallelamente, ancorchè su un piano totalmente diverso, anche le conseguenze di una crisi di governo in Italia appaiono assai difficilmente prevedibili. Mi limiterei a ricordare, a questo proposito, come si stia progressivamente allargando il gap tra un’Italia in affanno e costretta a rivedere al ribasso le proprie  previsioni di crescita  e gli altri partner, quali la Germania e la Francia, che, a contrario, allungano il passo verso una ripresa decisamente tangibile. Appare del tutto evidente come una crisi di governo al buio non solo ci allontanerebbe ulteriormente da quella “cabina di regia europea” dove si prendono circa il 70% delle decisioni economiche che contano, ma potrebbe portare, nel worst – case scenario, ad una limitazione della nostra sovranità in campo economico-finanziario.

La terza analogia riguarda invece la fase più recente:  sempre seguendo il medesimo canovaccio, sia gli Stati Uniti che il PDL di Berlusconi, appena prima di raggiungere il famoso “punto di non ritorno”, hanno contemporaneamente “messo le macchine indietro tutta” accettando soluzioni di compromesso, probabilmente spaventati dagli enormi rischi derivanti dalle loro decisioni.
Ma il vero rischio è che, a questo punto, le descritte analogie si interrompano bruscamente. Infatti, a meno che gli americani non colgano i siriani con le mani nel barattolo della marmellata, la possibilità che Obama prema il bottone rosso appare piuttosto remota, mentre non è affatto remota la possibilità che Berlusconi, convinto da improbabili proiezioni elettorali, nonché da discutibili consiglieri decida di aprire la temuta valigetta con i codici e di far implodere il Governo.

In questo caso, fine delle analogie, ma anche fine della speranza che l’Italia riesca ad uscire da questa crisi senza le ossa completamente rotte.

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