Il punto sulla crisi – 74 / Quelle tre variabili esogene che ci hanno salvato

Pubblicato su: www.teleborsa.it

Indubbiamente, confrontando l’attuale situazione italiana – caratterizzata da uno spread intorno ai 260 bp e dal rendimento dei BTP decennali al di sotto del 4% – con quella che si andava delineando nei mesi scorsi in piena “vacatio” di Governo e di Presidenza della Repubblica, viene davvero da tirare un grande sospiro di sollievo. Infatti, tra marzo ed aprile, grazie al mix esplosivo innescato dallo stallo politico abbinato ai dati asfittici espressi dalla nostra economia abbiamo mostrato, ancora una volta, la gola nuda ai mercati ed alla speculazione rischiando così nuovamente l’avvitamento della nostra situazione.

Invece, poiché nulla di drammatico è accaduto (benché ce ne fossero tutti i presupposti) appare opportuno approfittare di questi momenti di tregua per fare alcune riflessioni e, soprattutto, per capire quali fattori siano intervenuti bagnando la miccia ed impedendo la detonazione.

Innanzitutto, bisogna rilevare che, nei momenti per noi più delicati, sono provvidenzialmente intervenute alcune variabili “esogene” che, trasmettendo ai mercati un “sentiment” positivo, hanno dissuaso la speculazione dal tentare l’affondo sull’Italia. Come noto gli attacchi speculativi possono generare enormi guadagni, ma, se si sbagliano i tempi, possono trasformarsi in boomerang e dar luogo ad autentici bagni di sangue tra le fila degli speculatori stessi.

La prima di queste variabili è costituita dalla nuova politica espansiva giapponese voluta dal Premier Abe che ha utilizzato come braccio armato la propria Banca Centrale. Infatti la Nippon Jinco ha avviato proprio a metà aprile una maxi manovra consistente nell’acquisto di titoli di stato domestici da finanziare attraverso la stampa di moneta (si prevede che la base monetaria raddoppierà nel prossimo biennio). In questa maniera si sono tenuti a livelli particolarmente contenuti gli interessi su questi titoli con la conseguenza che i fondi giapponesi, storici detentori di titoli domestici (il 90% del debito pubblico giapponese è detenuto “in casa”), hanno iniziato uno shopping around all’estero alla ricerca di titoli di Stato in grado di offrire rendimenti almeno “decenti”.
In attesa dell’arrivo sui mercati internazionali di una onda anomala di liquidità da 1000 miliardi, ovviamente, tutti gli investitori e speculatori si sono accodati agli ordini “buy” provenienti dal Giappone ed anche il nostro debito pubblico, che è il 2° al mondo in circolazione ed offre tassi decisamente interessanti, si è trasformato in un buon target sottraendosi, così, ad ogni possibile attacco speculativo.

La seconda variabile “esogena” che è intervenuta successivamente contribuendo a “puntellare” una situazione politica (ed un Governo) ancora in fase di “consolidamento”, è costituita dal nuovo pacchetto di natura espansiva varato all’inizio di maggio dalla BCE. Più in particolare la Banca Centrale Europea, da una parte, ha proceduto a tagliare ulteriormente il tasso di riferimento di 25 bp portandolo al minimo storico dello 0,25%, mentre, dall’altra, ha prorogato fino a metà 2014 la concessione illimitata di finanziamenti alle banche in maniera da continuare ad irrorare il sistema di liquidità. Inoltre, poiché i mercati vivono soprattutto di aspettative, hanno avuto un importante effetto anche le parole del Presidente Draghi che ha ribadito che, in caso di ulteriore peggioramento dei dati congiunturali, Eurotower prenderà in considerazione anche ulteriori tagli dei tassi (quelli sui depositi delle banche presso la BCE potrebbero finire in territorio negativo) e che la politica monetaria “resterà accomodante per tutto il tempo che sarà necessario”.

E forse, a ben vedere, l’effetto positivo generato da queste variabili esogene è stato anche enfatizzato da una terza variabile, più impalpabile, costituita dall’atteggiamento insolitamente conciliante e positivo adottato in questi ultimi periodi nei nostri confronti sia dai partners sia dalle Istituzioni europee. Probabilmente devono essere giunti alla conclusione che il duplice stallo politico italiano (sia a livello di Governo che di Presidenza della Repubblica) costituisse un rischio così grave per l’Euro da sconsigliare a chiunque di “soffiare sul fuoco“.

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