Il punto sulla crisi – 61 / La miccia bagnata

Pubblicato su: www.teleborsa.it

“Ora possiamo guardare le cose con più ottimismo” ha dichiarato Mario Draghi all’indomani del recente Eurogruppo informale di Nicosia; “ci sono segnali incoraggianti di stabilizzazione” ha incalzato, nella medesima occasione, il commissario agli affari economici Olli Rehn.

In effetti, dopo il varo, almeno teorico, del programma OTM da parte della BCE (acquisto di titoli in funzione anti spread), le dichiarazioni assai decise del presidente Draghi a difesa dell’Euro, il nulla osta della Corte costituzionale tedesca al Fondo “salva stati” ESM, l’Europa sembra esser diventata un posto dove è possibile vivere con un po’ più di serenità.

Nonostante ciò, non bisogna trascurare nemmeno per un attimo il rischio spagnolo, tranquillamente assimilabile ad un ordigno innescato, ma con la miccia bagnata. Il problema è che la crisi spagnola deriva da un intreccio di numerosi fattori che, autoalimentandosi, rendono complicatissimo trovare una soluzione praticabile ed assai elevato il rischio di un avvitamento della situazione. Più in particolare, in attesa dell’arrivo dei fondi stanziati dall’Eurogruppo, la posizione delle banche iberiche peggiora di giorno in giorno trascinata da 170 mld di sofferenze provenienti in gran parte dal settore immobiliare. Oltretutto, il progressivo calo del valore delle case lascia le banche spagnole sempre più scoperte dal lato delle garanzie, il tutto in uno scenario nel quale la reale situazione delle banche non è affatto chiara ed istituzioni creditizie, già salvate una volta, sono nuovamente costrette, per sopravvivere, a chiedere aiuti pubblici. Ovviamente sul progressivo deterioramento del sistema bancario iberico influisce una situazione congiunturale generale che, almeno al momento, non fa intravedere alcuno spiraglio di luce: -1,6% il Pil previsto per il 2012, -0,8% quello atteso per il 2013, con una disoccupazione al di sopra del 25%. Parallelamente, le potenti autonomie regionali tendono ancora a difendere con i denti le proprie prerogative ed i propri capitoli di spesa ostacolando seriamente il tentativo del governo centrale di rispettare i target di deficit e debito concordati con i partners europei e già più volte disattesi.

Su questo scenario, affatto tranquillizzante, è calata una momentanea calma: anche grazie all’effetto Draghi, lo spread da Luglio è calato di circa 200 punti, il rendimento dei titoli è rimasto a livelli alti, ma ancora sostenibili (almeno nel breve periodo), le piazze attendono gli sviluppi e la speculazione, considerando lo spauracchio degli aiuti concessi alle banche e dei possibili interventi anti spread, non osano ancora attaccare. Il Governo, da parte sua, appare incerto sul da farsi: anticipare i tempi richiedendo l’intervento della BCE, ma sottoponendosi così a rigide condizionalità (tra l’altro ancora da definire) o temporeggiare nella speranza di poter far a meno degli aiuti evitando così ingerenze esterne e cessioni di sovranità mascherate?

Il problema è che la miccia bagnata potrebbe improvvisamente essere riaccesa e l’ordigno detonare: a fine settembre si conosceranno gli esiti degli stress test effettuati sulle banche che potrebbero anche riservare brutte sorprese ed eccitare la frenesia delle società di rating. Contemporaneamente, il governo varerà, come annunciato, una nuova manovra restrittiva nell’estremo tentativo di ridurre le pretese dei partners a fronte di eventuali aiuti ed evitare l’arrivo della temuta Troika. Non c’è dubbio che, in quest’ultimo caso, assisteremo ad un’ondata di manifestazioni e scioperi che metteranno a dura prova la tenuta del governo Rajoi.

In questo scenario in rapido deterioramento, la speculazione sistemica potrebbe anche decidere di “vedere” se il programma di intervento approvato dalla BCE è un bluff – in quanto difficilmente applicabile a causa dell’intransigenza tedesca – o, al contrario, un’arma da temere. Se a tutto ciò aggiungiamo che ad Ottobre, con il rapporto della Troika, si riaprirà drammaticamente la crisi greca (già si parla della necessità di un terzo salvataggio), risulta evidente come la fine del 2012 si prospetti piuttosto interessante.

Torna all’elenco completo degli articoli: “Il punto sulla crisi”

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>