Il punto sulla crisi – 6 / Grecia ad alto rischio sociale

Pubblicato su: www.teleborsa.it

A ben vedere la prima decade di Ottobre era iniziata con qualche nota positiva tra cui il “via libera” del Parlamento tedesco al rafforzamento del “fondo salva stati” EFSF e la presenza di alcuni spunti “borsistici” particolarmente positivi (più utili dal punto di vista psicologico che sostanziale) determinati dalle voci di una possibile riduzione dei tassi ad opera della BCE.Per quanto riguarda il primo punto, è necessario evidenziare che l’importanza della decisione del Bundestag non deriva tanto dall’approvazione in sé degli “accordi di Luglio” (ampiamente scontata grazie all’appoggio dichiarato dell’opposizione), ma dal fatto che la Merkel, ancorché per un pugno di voti, è riuscita a prevalere senza dover ricorrere all’aiuto “esterno”, dimostrando così di avere una maggioranza anche a fronte dei delicatissimi temi legati al salvataggio dei Paesi in crisi.

Tuttavia, nei giorni successivi, i temi dominanti della crisi – in particolare la situazione Greca e la situazione delle banche – hanno bruscamente ripreso il sopravvento evidenziando, oltretutto, importanti fattori di aggravamento.

Più in particolare, per quanto riguarda la Grecia, non può sfuggire come la reazione sociale alle durissime misure di risanamento sia progressivamente aumentata di intensità fino a divenire, negli ultimi giorni, un fattore non più trascurabile nell’ambito della gravissima situazione. L’impressione è che gli ultimi interventi sul settore pubblico – che comporteranno la mobilità per ben 30000 dipendenti con lo stipendio ridotto al 60% e la concreta possibilità di un successivo licenziamento – abbiano determinato un “punto di rottura” difficilmente sanabile tra istituzioni internazionali (UE, FMI e BCE), politica e popolazione.

Il conseguente timore è legato al fatto che, qualora il popolo greco dovesse convincersi dell’inutilità di ogni ulteriore sforzo e sacrificio e si convincesse, al contempo, che l’unica strada per difendersi fosse costituita dalla aperta ribellione in piazza contro la politica corrotta ed incapace, un avvitamento della crisi diverrebbe inevitabile. Purtroppo da questo punto di vista lo sciopero generale del 5 ottobre, che ha di fatto “fermato” per 24 ore l’economia greca bloccando aeroporti, ospedali, uffici pubblici e trasporti, non fa presagire nulla di rassicurante.

Sull’altro versante della crisi, quello delle banche, purtroppo, è ora possibile contare una nuova vittima illustre del binomio composto da crisi e cattiva gestione: la banca franco- belga Dexia (5500 dipendenti), che per altro aveva brillantemente superato i recenti stress test, si trova attualmente in una situazione finanziaria non più sostenibile e quindi dovrà essere salvata da un intervento pubblico coordinato.

Rimane il dubbio sul perché non sia stato possibile intervenire per tempo su una realtà, tra l’altro già salvata in passato, che evidenziava una miscela esplosiva composta, da una parte, da un patrimonio palesemente insufficiente a coprire possibili perdite e, dall’altro da impieghi composti in buona parte da mutui subprime, titoli di stato di Paesi in crisi e bond privi di rating perfettamente in grado di generare, come puntualmente accaduto, ingentissime perdite.

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