Il punto sulla crisi – 32 / Lo stato insolvente

Pubblicato su: www.teleborsa.it

Un altro problema che il Governo Monti dovrà affrontare al più presto, in quanto perfettamente in grado di vanificare qualsiasi tentativo delle imprese (in particolare delle PMI) di uscire dal tunnel della crisi, è costituito dalla mole di crediti vantati dalle aziende nei confronti della Pubblica Amministrazione.

I dati sul fenomeno appaiono eclatanti: innanzitutto la cifra in ballo si aggira tra i 50 ed i 70 mld (circa il 40 % circa del totale europeo) cui corrispondono oneri bancari aggiuntivi a carico delle imprese per finanziarsi durante attesa forzosa ammontanti a quasi 2 mld di Euro. Ancora più sconfortanti i dati relativi alle tempistiche: mentre la P.A. in Germania paga, in media, con 40 giorni di ritardo, in Francia con 75 ed in G.B.con 48 giorni di ritardo, in Italia la dilazione imposta dalla Pubblica Amministrazione alle aziende si attesta in media sui 200 giorni, peggio anche della Grecia, della Spagna, del Portogallo e dell’Irlanda. Per quanto riguarda i settori, ovviamente, i più colpiti sono l’Edilizia (30 000 aziende in fila per recuperare debiti scaduti) e la Sanità, mentre, più in generale, i numeri sottolineano come quasi l’80% delle aziende che lavorano con i Comuni siano vessate da pagamenti pubblici cronicamente ritardati.

Ora, se è vero che il fenomeno in esame non costituisce per noi certamente una novità, è anche vero che lo stesso ha raggiunto, a causa dell’attuale situazione economica e dell’effetto congiunto di alcune variabili, una soglia di allarme assolutamente da non sottovalutare.
Innanzitutto, da un punto di vista commerciale, la dilazione forzosa dei pagamenti ha notevolmente danneggiato la posizione delle imprese italiane in quanto le ha rese meno competitive rispetto alle concorrenti estere: ad esempio, banalmente, una azienda italiana, pagata a 200 giorni, non può ottenere le condizioni di favore da parte dei fornitori che può strappare una azienda tedesca pagata dalla sua P.A. dopo 35 giorni!

In secondo luogo, da un punto di vista finanziario, le aziende non solo, come detto, devono sobbarcarsi i maggiori oneri connessi al finanziamento dell’esplosione dei giorni creditori, ma devono sempre di più confrontarsi con un sistema bancario in affanno a causa delle ricorrenti crisi di liquidità e delle continue richieste di rafforzamento patrimoniale provenienti dalle diverse autorità di vigilanza. Se a tutto ciò si aggiunge l’atteggiamento di uno Stato che, da una parte, intraprende (giustamente) una battaglia senza quartiere per recuperare dalle aziende ogni lira di tasse evase, e, dall’altra, fa mancare a queste stesse aziende la linfa per continuare ad andare avanti si intuisce facilmente come il problema in esame debba essere affrontato con la massima urgenza.

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