Il punto sulla crisi – 121 / Credito deteriorato: attacco alla baionetta o guerra di logoramento?

Pubblicato su: www.teleborsa.it

All’indomani della pubblicazione del famoso “Addendum” contenente le proposte della Vigilanza europea per accelerare lo smaltimento dei crediti deteriorati presenti nella pancia delle banche di mezza Europa, ABI, Confindustria, Confcommercio, etc sono scese tutte in campo armate. E, forse, hanno fatto anche bene visto che violenti interventi sul delicato problema dei crediti deteriorati (Non Performing Loans – NPL) rischiano, in una fase caratterizzata da una ripresa ancora fragile, di ripercuotersi su banche ed imprese rallentando, di conseguenza, l’uscita dalla crisi.

In estrema sintesi, nell'”Addendum”, la Vigilanza Europea ha proposto che gli NPL (sofferenze, incagli etc), se garantiti, debbano essere totalmente coperti dalla banca con accantonamenti a bilancio entro 7 anni dal loro “deterioramento”. Invece, per quanto riguarda i crediti non garantiti, la banca dovrebbe coprirli con accantonamenti entro il termine, decisamente breve, di 2 anni. Da evidenziare che le nuove regole sugli accantonamenti non riguardano lo stock di NPL oggi in essere, ma tutti quei crediti, anche in essere, che si trasformeranno in credito deteriorato dopo il 1° gennaio 2018.

Ora, non ci sono dubbi che sia indispensabile continuare nello sforzo di riduzione del fardello di credito deteriorato accumulatosi nei bilanci delle banche in 9 anni di crisi. Come non ci sono dubbi che lo scopo della Vigilanza sia quello, assolutamente condivisibile, di rendere il sistema bancario nel suo complesso più resistente a possibili nuovi shock sistemici. Tuttavia il punto è se il problema degli NPL vada risolto bruscamente attraverso nuove regole stringenti e molto invasive, oppure in maniera progressiva e sostenibile al fine da non generare pericolose ripercussioni sulle banche e, quindi, sul tessuto imprenditoriale. La vigilanza, nella convinzione che la ripresa sia ormai solida ed affermata, sembrerebbe aver scelto la prima strada come dimostrato dalle proposte in esame. Associazioni di categoria, politici, economisti e tanti altri propendono invece per la seconda ipotesi.

In effetti, a ben vedere, le proposte sugli NPL della vigilanza sembrerebbero evidenziare numerose aree di criticità:

  1. Nell’attuale fase economica europea – caratterizzata da un moderato rischio di crisi sistemica, ma al contempo, da una crescita ancora fragile – brusche accelerazioni nella regolamentazione dei crediti deteriorati possono frenare la possibilità per il sistema bancario di supportare al meglio il tessuto industriale. Infatti, automatismi quali quelli proposti dalla Vigilanza possono comportare per le banche ulteriori accantonamenti e ulteriori richieste di patrimonializzazione. A questo proposito, Prometeia stima per le prime 10 banche italiane, necessità di coperture aggiuntive nel 2019 pari a 3,1 mld. Ora, nel medio lungo periodo queste richieste della Vigilanza possono anche rendere il sistema nel suo complesso più solido, ma nel breve periodo, tendono ad incidere negativamente sui flussi creditizi diretti alle aziende, sia in termini di quantità che di costo del credito. La conseguenza immediata potrebbe essere un rallentamento del processo di ripresa post crisi.
  2. Le proposte della Vigilanza non giungono affatto in un momento in cui era stata abbassata la guardia sul fronte del credito deteriorato detenuto dalle banche. Al contrario, le proposte in esame si vanno a sommare ad un turbinio di nuove norme e regole di vigilanza emanate proprio al fine di rafforzare il sistema bancario europeo. Basterà ricordare, tra le altre, le recenti regole che impongono alle banche maggiori accantonamenti a fronte degli sconfinamenti delle imprese (past due), le limitazioni imposte agli Istituti a fronte di interventi a supporto delle imprese in difficoltà (credito tollerato); le nuove regole che basano gli accantonamenti non più su automatismi, ma sulla stima delle perdite attese etc.
  3. La nuova accelerazione proposta dalla Vigilanza continua a puntare tutta l’attenzione sulla problematica del credito deteriorato, mentre continua ad essere trascurato il problema dei derivati e delle poste illiquide di livello 3. Queste poste, particolarmente incerte e di difficile valutazione, rappresentano dodici volte il credito deteriorato e sono racchiuse per ben il 73% nei bilanci delle banche tedesche e francesi. La conseguenza è che si allarga ulteriormente la frattura tra i sistemi bancari del Centro-Europa e quelli “mediterranei”.

A più riprese il capo della vigilanza, Daniele Nouy, ha ribadito che nel 2018 anche lo stock di credito deteriorato oggi in essere (1062 mld a livello di UE, 990 di Eurozona, 240 mld in Italia) potrebbe entrare nel mirino della vigilanza. Il punto è che con questi annunci, di fatto, si inietta nei mercati il fattore più temuto: l’incertezza. E, soprattutto, si sottovaluta la pericolosità del “Fattore S”, ossia del sentiment dei mercati che rappresenta le ansie, le paure, le elucubrazioni, le aspettative dei mercati stessi. Questo fattore, che ha già dimostrato tutta la sua pericolosità durante la crisi, è perfettamente in grado, non solo di enfatizzare gli aspetti negativi delle misure sugli NPL, ma anche di anticiparne gli effetti creando contraccolpi al sistema bancario ed alle imprese ancor prima che le stesse vengano approvate definitivamente.

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