Il punto sulla crisi – 117 / La piaga infetta del credito deteriorato

Pubblicato su: www.teleborsa.it

Christine Lagarde, direttore generale FMI, ha di recente dichiarato che nei sistemi bancari di molti Paesi del sud Europa il lavoro di “disinfezione” dalla piaga del credito deteriorato deve essere ancora completato. Dunque, il credito deteriorato continua ad essere uno dei grandi problemi per il sistema finanziario europeo. Certamente è il principale problema per il sistema bancario italiano.

Ma quali sono le dimensioni del problema e perché è considerato così grave? Perché ha colpito di più alcuni Paesi, tra cui l’Italia, e meno altri? E, infine, perché, dopo tanti anni, non si è ancora riusciti a trovare soluzioni valide? Proviamo a dare qualche risposta a queste domande.

  1. Innanzitutto il problema del credito deteriorato ammonta nell’area Euro a circa 1000 mld. In Italia ammonta a circa 340 mld di euro. Con l’aggravante che da noi è composto per ben il 60% da sofferenze (200 mld circa), che costituiscono la componente più difficile da recuperare. Il punto è che a fronte di questa massa di credito deteriorato le nostre banche sono obbligate dalla vigilanza ad effettuare una imponente mole di accantonamenti che spesso devastano bilanci e redditività. Di conseguenza, esiste il concreto rischio che gli istituti incontrino sempre maggiori difficoltà nel sostenere il tessuto industriale, rallentando cosi l’uscita dalla crisi. E’ vero che, al momento, le iniezioni di liquidità a tassi bassissimi effettuate dalla BCE al fine di stimolare gli investimenti delle aziende stanno tamponando il problema. Ma per quanto tempo Draghi riuscirà a resistere alle pressioni della Germania che considera i tassi bassi voluti dalla BCE come un attentato al risparmio dei propri elettori?
  2. Effettivamente il problema del credito deteriorato ha colpito maggiormente i sistemi bancari mediterranei rispetto a quelli del centro Europa. In particolare la percentuale di credito deteriorato sul totale degli impieghi passa dal 17% circa di Italia e Portogallo al 7% della Spagna, al 3% della Germania, fino all’1% di Norvegia, Svezia e Finlandia. E questo non certo perché in Italia le banche non siano capaci di erogare il credito, ma semplicemente perché le banche mediterranee dedicano il 70% dei loro impieghi al credito alle aziende e solo il 30% alla finanza. Le banche anglosassoni invertono questa proporzione dedicando ben il 70% dei loro impieghi alla finanza. Risulta del tutto evidente che, dopo otto anni di crisi ininterrotta, le banche mediterranee evidenzieranno una ingente massa di credito deteriorato, mentre le banche teutoniche mostreranno problemi, anche più gravi, connessi ai derivati e alle poste finanziarie di dubbia valutazione. Sembrerebbe fare eccezione il sistema bancario della Spagna che, pur sostenendo le attività produttive, mostra una percentuale di deteriorato decisamente contenuto. In realtà questa situazione deriva dal fatto che la Spagna nel 2012, per salvare le proprie banche, ha utilizzato 40 mld concessi dal Fondo salva-stati ESM. Da evidenziare però che, a fronte di questi aiuti, il Paese iberico ha dovuto accettare una forte riduzione della propria sovranità e ha dovuto sottoscrivere pesantissimi impegni che hanno toccato lavoro, pensione, stipendi e previdenza.
  3. La difficoltà nel trovare soluzioni a questo problema ha tre cause principali. La prima è connessa al perdurare della crisi che impedisce un assorbimento spontaneo delle sofferenze. La seconda è connessa all’eventuale intervento di un singolo Stato nella questione in esame. Qui il problema nasce dal fatto che, prima del 2013 era consentito ai diversi Paesi di sostenere i propri settori bancari come hanno fatto la Germania con 247 mld e la Gran Bretagna con 136 mld. Dal 2013 in avanti, invece, la spada di Damocle dell’ “Aiuto di Stato” ha reso complicatissimo ogni tentativo di trovare soluzioni che coinvolgessero, anche indirettamente, il singolo Stato. La terza causa è legata ai “campanili”. Poiché, come detto, il problema del credito deteriorato non tocca tutti i Paesi in egual misura, risulta di fatto difficile creare un fronte compatto per giungere ad una soluzione strutturale a livello europeo. Anche la recente proposta di Andrea Enria, presidente dell’EBA, di creare una sorta di Bad Bank europea è finita rapidamente nel dimenticatoio.

Dunque, forse è ora di convincersi che il problema del credito deteriorato che impedisce alle banche di supportare il tessuto industriale non è un problema di poche nazioni, ma di tutta l’area Euro.

Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Europea, ha dichiarato di recente che, se non si trovano nuove soluzioni, lo smaltimento dello stock di credito deteriorato potrebbe richiedere anche dieci anni. Peccato che le nostre aziende, specie medio piccole, non possano aspettare dieci anni, anzi, in alcuni casi, neanche dieci mesi.

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