Il punto sulla crisi – 113 / Banche italiane: tutto da rifare?

Pubblicato su: www.teleborsa.it

Non c’è dubbio che il forestiero che si trovasse oggi per la prima volta tra le mani un quotidiano italiano si farebbe una idea ben poco lusinghiera del nostro sistema bancario. Subito, gli balzerebbe agli occhi la triste vicenda del Monte dei Paschi con i suoi 27 mld di sofferenze, le perdite per quasi 900 milioni, il fallimento dei piani di ristrutturazione. Ma leggerebbe anche dell’aumento di capitale andato a vuoto, del salvataggio da parte dello Stato, del fiato sul collo della BCE, e, non ultimo, degli attacchi dei tedeschi che vorrebbero a tutti i costi vedere la banca senese in liquidazione. Poi, in seconda pagina, qualcuno gli farebbe notare come il nostro sistema bancario sia appesantito da circa 350 mld di credito deteriorato di cui ben 200 mld di sofferenze lorde. E che, soprattutto, la nostra percentuale di credito “non performing” sul totale impieghi (16%) è molto superiore a quella dei sistemi bancari anglosassoni (Germania 3,3%, Gran Bretagna 2,8%; Francia 7%; Norvegia 1,4%) e, più in generale, alla media europea (5,6%).

Dunque un sistema bancario, il nostro, incapace di erogare credito è da sottoporre ad una immediata e profonda pulizia come sostiene l’economista tedesca Isabel Schnabel, membro del consiglio dei 5 esperti economici della Germania? Un sistema di banche, quello italiano, che dovrebbe prendere esempio dal modello tedesco? Probabilmente no per almeno tre buone ragioni.

La prima riguarda i citati dati sul credito deteriorato. E’ vero che il fardello di credito deteriorato presente nel nostro sistema bancario è decisamente più elevato rispetto a quello riscontrabile nei sistemi bancari anglosassoni. Ma questo non per una inadeguatezza dei nostri meccanismi di erogazione del credito, ma, banalmente, perché le nostre banche fanno un mestiere diverso rispetto alle banche dell’ Europa centrale. Infatti, semplificando, le nostre banche rivolgono circa il 70% delle proprie attività al finanziamento delle piccole imprese e degli artigiani e solamente il 30% agli investimenti di natura finanziaria. Le banche anglosassoni tendono invece ad invertire queste percentuali dedicandosi, per il 70%, ad interventi di natura prettamente finanziaria e solo per il restante 30% al sostegno delle proprie imprese. Ovviamente, la conseguenza di questa diversa impostazione è che, in presenza di una crisi che da otto anni tartassa il mondo delle imprese, sono proprio le nostre banche ad evidenziare bilanci appesantiti da una importante massa di sofferenze. Con l’aggravante che il perdurare della crisi (anche il 2017 non promette nulla di buono sul fronte del trend congiunturale) impedisce un naturale assorbimento delle sofferenze derivante dal miglioramento degli andamenti aziendali.

La seconda ragione riguarda il fatto che, se è vero che le banche anglosassoni, erogando poco credito, non sono appesantite dal problema del deteriorato, ciò non toglie che hanno gravi problemi connessi alle poste di natura finanziaria che infettano i loro bilanci. Più in particolare banche come Deutsche Bank e Commerzbank hanno gli attivi di bilancio “ripieni” di una preoccupante massa di derivati e di poste di assai dubbia valutazione (le poste di livello 3) che, in caso di default potrebbero semplicemente “evaporare“ facendo evaporare parallelamente il patrimonio della banca. A titolo di esempio le principali banche tedesche secondo R&S Mediobanca presentano, a Giugno 2016, derivati pari al 32% dell’attivo di bilancio mentre le principali banche italiane si attestano al 9% circa.

La terza motivazione riguarda invece gli aiuti concessi dai vari governi ai propri sistemi bancari. Non bisognerebbe mai dimenticare che nel periodo della crisi, fino al 2013, la Germania ha sostenuto le sue banche con interventi per 247 mld e con 465 mld di garanzie; la Gran Bretagna con aiuti per 136 mld, la Spagna con 56 mld e l’Olanda con 51 mld. Parallelamente, il nostro sistema bancario ha ricevuto, nello stesso periodo, un supporto statale pari a circa 8 mld (Tremonti Bond e Monti Bond).

Appare evidente che, anche aggiungendo i 20 mld appena stanziati dal Governo per sostenere il Monte dei Paschi e le banche in difficoltà, siamo ancora lontanissimi dai generosi aiuti statali concessi da chi oggi, non certo disinteressatamente, ci mette sul banco degli imputati.

Torna all’elenco completo degli articoli: “Il punto sulla crisi”

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>